September 14, 2022
La Toscana che non ti aspetti: questa semplice frase racchiude in sé l’essenza stessa della Tenuta Montauto, azienda artigianale nel cuore della Maremma che appartiene alla famiglia Lepri da più di mezzo secolo.
«Fu mio nonno Enos ad avviare l’attività negli anni ‘60 – ci racconta Riccardo – I primi vigneti vennero messi a dimora a partire dagli anni ’80, personalmente però sono arrivato solo nel 2000. Nonostante la laurea in Economia e Commercio, non ho resistito al richiamo di questa terra selvaggia. Ho rinunciato all’idea di diventare commercialista e da quel momento ho dedicato la mia vita alla coltivazione della vite. La decisione di riscattare l’azienda di famiglia mi ha permesso di abbandonarmi all’amore per la campagna e i suoi paesaggi».
E il paesaggio della Maremma è qualcosa per cui si può anche perdere la testa.
«Tutta questa porzione di Toscana – continua Riccardo – è priva di fabbriche o industrie importanti, ci sono pochissimi insediamenti civili di rilievo e la densità della popolazione è veramente bassa. È una terra biologica per natura e vocazione».
In un contesto del genere, come non fare quindi una scelta di “territorio”?
«Sì, qui è la Natura a farla da protagonista. La nostra produzione è principalmente incentrata sui bianchi, perché questo terroir è ricco di quarzi e si presta proprio a bianchi caratterizzati da alta mineralità e freschezza. Abbiamo scelto di fare esclusivamente “vini puliti”, nel senso che la nettezza di profumi deve essere data dalla cura dell’uomo nella produzione fino alla messa in bottiglia».
Non usano diserbi a Montauto, tutta la raccolta viene eseguita a mano e c’è una cura maniacale in ogni fase del processo di vinificazione: «Siamo molto attenti all’igiene in cantina. La stabilizzazione del vino fatta al naturale con il freddo e tutte le energie che utilizziamo provengono da fonti rinnovabili».
Una gestione biologica e green a 360 gradi quindi, che affianca il rispetto della natura, a pulizia, mineralità e bevibilità. Sono infatti questi i quattro pilastri su cui si incentra tutta la filosofia portata avanti dalla famiglia Lepri.
E sempre nell’ottica della vocazione e del rispetto per questa terra e la sua storia millenaria, secondo Riccardo c’è un luogo in particolare che merita di essere visitato, il Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci: «È uno dei più importanti insediamenti etruschi. Quando passeggio lungo quella che un tempo era la via principale, proprio dove si trovavano le botteghe degli artigiani, mi immagino di ritrovarmi al porto da dove partivano le barche cariche di anfore di vino per la Gallia. Allora mi sembra che si crei come un cordone invisibile che unisce i nostri vigneti ai vini che questa terra ci dona da sempre. E il tempo si annulla».
Non è quindi un caso che il sapore che per lui rappresenta al meglio la Maremma sia quello del grano Senatore Cappelli macinato a pietra: «un sapore antico, recente riscoperto. Un grano duro ma generoso come questo territorio, emblema di tradizione e biodiversità».
La Maremma è una terra che va scoperta rispettando i tempi che la natura e le stagioni dettano, senza fretta, in armonia con il contesto che ci circonda: «un’escursione a cavallo all’Alberese è un’esperienza che nessuno dovrebbe mancare di fare almeno una volta nella vita per assaporare cosa sia veramente questa terra. Qui vivono ancora gli ultimi butteri. Ci sono degli scorci così unici che sembrano fermare il tempo ad un orizzonte indefinito deve il passato si confonde con il presente e si perde nel futuro».
September 14, 2022
Diamo il benvenuto a due prodotti provenienti dalla storia del vino italiano. La firma è quella della famiglia Antinori. Insoglio del cinghiale e Pino di Biserno , due vini online su Vin-hello raccontati velocemente in questo articolo
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